Conclusioni
Allo stato attuale non è facile stabilire quale sia la terapia migliore per forme specifiche di uveite in quanto per molti agenti farmacologici non esistono ancora studi clinici controllati randomizzati a dimostrarne efficacia, sicurezza e tollerabilità. Spesso il giudizio sul loro impiego nella pratica clinica si basa su studi casi-controllo, opinione di esperti.
E’ decisamente difficile tracciare un confine netto e preciso tra le terapie definibili come ‘gold standard’ e quelle ‘in fase di sviluppo’.
Per ottenere risultati soddisfacenti sia per il medico che per il paziente, l’oftalmologo che si occupa di uveiti deve considerare e trattare il paziente in tutte le sue manifestazioni, non tentare soltanto di eradicare l’uveite. Si tratta di una visione “olistica” di basilare importanza per la buona riuscita del trattamento.
Il paziente va considerato da ogni punto di vista (età, aspettativa di vita, fattori sociali, grado culturale, compliance al trattamento, allergie, comorbidità sistemiche e oculari, terapie sistemiche in atto).
Altresì deve essere preventivamente ed adeguatamente informato su potenziali benefici, rischi, complicanze e alternative al trattamento proposto, e deve sottoscrivere il consenso informato al trattamento, sempre e comunque, a maggior ragione se si tratta di farmaci off-label per il trattamento di uveiti, la cui efficacia è dimostrata in letteratura scientifica esclusivamente mediante case reports e case series.

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