Gli occhi di un campione: luci ed ombre
Francesco Scuderi

intervista a cura di Odile Correnti


Mi chiamo Francesco Scuderi, vivo a Catania e per tanti anni ho onorato la mia splendida città grazie ai risultati sportivi conseguiti nel mio percorso di atleta velocista della Federazione Italiana di Atletica Leggera.

La mia carriera agonistica è stata coronata da DIECI Titoli Italiani Assoluti nei 100 mt con un personale di 10”19, oltre a molteplici partecipazioni alle manifestazioni Europei e Mondiali con 23 presenze con la maglia della Nazionale Italiana.

All’apice della mia carriera c’è una indimenticabile partecipazione alle Olimpiadi di Sydney nel 2000 in cui corsi una storica finale olimpica con la staffetta 4x100mt, e da una medaglia di bronzo conquistata ai Campionati Mondiali Juniores del 1996 a Sydney, un risultato prestigioso ad una manifestazione mondiale che ancora oggi rappresenta un vanto per l’Italia.
Da molti statistici e addetti ai lavori sono considerato il miglior talento azzurro dello sprint puro di tutti i tempi, inserito con merito nella Hall of Fame dell’atletica italiana.

Purtroppo, nel momento migliore della mia carriera, in vista delle Olimpiadi di Atene 2004, fui costretto ad interrompere bruscamente la preparazione agonistica, perché colpito da una sindrome terribile denominata MORBO DI BEHÇET.
La malattia di Behçet è un raro e complesso disordine multi-sistemico, su base autoimmune, coinvolgente i vasi sanguigni di piccolo e grande calibro.
Si tratta di una vasculite cronica / recidivante con interessamento multiorgano, potenzialmente fatale, nel 30-70% dei casi caratterizzata da un coinvolgimento oculare consistente in un’uveite non granulomatosa che può compromettere gravemente la visione e portare addirittura a cecità legale fino al 25% dei pazienti.
La malattia ha iniziato a manifestarsi nell’ottobre del 2003 e, tra i sintomi dolorosi e invalidanti, la cecità causata dall’uveite bilaterale è stata in assoluto la più drammatica.

Francesco Scuderi

I contorni delle cose diventavano sempre più sfocati, fino a confondersi totalmente.
Il mio mondo di gloria sportiva, successi e riconoscimenti si era ridotto ad un insieme caotico di luci ed ombre.
Ad aggravare il mio stato di salute anche gli altri sintomi associati: ulcere orali, epididimite, eritema nodoso, tromboflebite, disturbi gastro-intestinali, dolori articolari e papulopustole.
Il Morbo di Beçhet fino a qualche anno fa era una malattia poco conosciuta nella sua totalità, esordendo con svariati sintomi, non sempre collegati tra loro dai medici che mi hanno visitato.
Per oltre 14 mesi, nonostante terapia cortisonica e immunosoppressiva, sono stato tediato da sintomi gravi e dolorosi senza una vera diagnosi, giunta finalmente nel 2005 quando, grazie alla terapia sperimentale proposta dal Prof. Ignazio OLIVIERI, responsabile del reparto di U.O. di Reumatologia del “San Carlo” di Potenza, sono riuscito a tenere sotto controllo la malattia ed a riprendermi dalle gravi compromissioni oculari e da tutti gli altri effetti invalidanti causati dal Morbo di Beçhet.