Stando ai nostri informatici, infatti, quasi il 20% degli accessi alla rivista è fatto dall’estero. Questo comporta una serie di riflessioni. La prima, è che mentre una edizione on line non ha limiti territoriali, una edizione stampata ce li ha, eccome; se il costo di spedizione in Italia ha superato 0.5€ per copia, non oso immaginare cosa potrebbe venire a costare spedire la rivista in giro per il mondo. E poi, dove? Anni fa mi ci è voluto del bello e del buono per convincere il nostro “redattore africano” Angeletti che non avevamo la possibilità di mandare copie della rivista nell’Africa sub-Sahariana. E questo non perchè le motivazioni portate avanti da Paolo fossero deboli, (tutt’altro!), ma solo perchè non avevamo le possibilità economiche ed organizzative di farlo. La seconda è che, potenziando e dando peso alla edizione on line, probabilmente riusciremo ad “agganciare” un ancor maggior numero di lettori che non risiedono nel nostro Paese. Se facciamo mente locale al fatto che ormai molti oculisti si sono trasferiti all’estero, mi piacerebbe ipotizzare che la rivista possa far sì che questi nostri colleghi non recidano completamente il cordone ombelicale che li lega alla terra di origine, ma che in qualche modo tenga vivo il ricordo e la nostalgia per ciò che, loro malgrado, hanno lasciato. In terzo luogo, se veramente il nostro pubblico si allargasse al di fuori dei confini, si potrebbe pensare di realizzare l’altro progetto sostenuto a spada tratta da Angeletti, e cioè quello di fare una edizione in lingua inglese. Per quest’ultimo step, però, abbastanza oneroso economicamente, dobbiamo essere sicuri che ne valga la pena.

E a proposito di oneri economici. Un altro vantaggio della edizione on line sarà l’assenza di pubblicità. Questo per i lettori rappresenta molti vantaggi, il primo certamente il venir meno della noia di dover “skippare” le pagine con la pubblicità per trovare quelle con gli articoli scientifici. Il secondo, e non da poco, è che la rivista avrà una totale libertà e indipendenza di giudizio nei riguardi dell’industria del farmaco e degli strumenti. Sotto la mia direzione, non credo che sia mai successo che nelle pagine della rivista trasparisse un timore reverenziale o una qualche forma di preferenza per chi faceva inserzioni rispetto a chi non le faceva. Restano esclusi ovviamente i redazionali, che peraltro portavano ben chiaramente la paternità di chi li aveva commissionati. Una edizione on line, oltre a ridurre significativamente i costi di pubblicazione, consente di risolvere anche questo problema.

Un altro aspetto da tenere presente facendo l’edizione on line è quello della composizione degli accessi. Attualmente le sole Roma e Milano totalizzano più di un terzo degli accessi, mentre tutto il resto del Paese ha percentuali “da prefisso telefonico”. Ebbene, anche se siamo perfettamente consci che il problema del “digital divide” esiste, eccome, perchè gli accessi ad alta velocità alla rete sono limitati alle grosse aree urbane, speriamo che questo non sia di ostacolo alla fruizione della rivista e che il numero ridotto di accessi attuale sia dovuto più che altro ad una “pigrizia provinciale”, per la quale le notizie si leggono sulla carta stampata e non si cercano in Internet. Oltretutto, considerando la facilità con cui i colleghi scrivono sui social network di categoria e, al contrario, la scarsa propensione che hanno a servirsi delle pagine della rubrica “Corrispondenza coi lettori”, nutriamo buone speranze che il dialogo con loro diventi più costante e serrato.

Da ultimo, in cambio della piccola fatica che chiediamo ai nostri lettori di cambiare le loro inveterate abitudini, cercheremo di rendere l’accesso alla rivista il più facile e semplice possibile. Il primo passo, che stiamo già mettendo in pratica, è quello di aprire un sito esclusivamente dedicato alla rivista, in modo che i lettori non debbano fare la gimkana tra una società scientifica e un organizzatore di congressi. Sarà nostra premura dare il massimo di pubblicità all’indirizzo del nuovo sito.

di Costantino Bianchi