Cosa leggerete in questa edizione

di A. Rapisarda

- Tommaso Micelli Ferrari, oltre l’intervista diretta e “verace” con i nostri lettori in cui si evidenzia uno spaccato professionale e umano di primo livello, ci invia e con gradimento pubblichiamo un articolo in cui sono stati arruolati 20 pazienti, 12 maschi e 8 femmine di età compresa tra 58 e 80 anni di età, tutti affetti da MER membrana epiretinica idiopatica, sottoposti a vitrectomia 25 G via pars plana e peeling di MER+ MLI.

Lo studio è stato svolto all’Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale “MIULLI” di Acquaviva delle Fonti che Micelli Ferrari con prestigio dirige. I pazienti sottoposti a vitrectomia sono stati studiati con Angio-OCT misurando FAZ, densità vascolari superficiale e profonda in sede foveale e parafoveale, spessore retinico centrale al baseline e nel follow-up. I risultati riportati sono incoraggianti: l’acuità visiva migliora nei sei mesi dalla chirurgia. Le variazioni della FAZ prese in considerazione non risultano statisticamente significative, mentre lo spessore retinico in sede centrale diminuisce progressivamente dopo la chirurgia. Lo studio molto particolareggiato per gli aspetti vascolari evidenzia altresì che la densità vascolare del plesso superficiale in sede foveale resta stabile, mentre quella del profondo migliora nei sei mesi nel post-operatorio. Tommaso è chirurgo retinico di grande tempra e con elevati numeri d’interventi sulle spalle. In questo interessante lavoro la sua passione anche per l’imaging Hi-tech emerge con prepotenza, proponendo molti spunti di discussione per ulteriori e promettenti ricerche.

- Enrico Peiretti e Filippo Tatti ci introducono nella corioretinite sierosa centrale (CRSC) con un taglio del tutto unico. La sierosa centrale è una patologia retinica che si manifesta con un distacco della retina sensoriale a livello del polo posteriore. Nonostante la maggior parte dei casi è una patologia acuta autolimitante, nel 5% il fluido sottoretinico può permanere, recidivare, o persistere per più di 6 mesi, determinando una condizione cronica. I pazienti visitati al centro di Retina Medica della Clinica Oculistica dell’Università di Cagliari, 136 soggetti per 272 occhi, sono stati sottoposti a una batteria completa di esami, foto fundus a colori e infrarosso, autofluorescenza, fluorangiografia, ICG e OCT/OCTA. I soggetti reclutati avevano almeno un episodio di distacco sieroso del neuroepitelio per 6 mesi consecutivi o oltre. Nel loro studio di alto livello scientifico gli autori evidenziano l’utilità dell’angiografia OCT e l’efficacia di differenti trattamenti per la comparsa di membrane neovascolari associate a CRSC cronica. Il contributo ricevuto da Enrico Peiretti che la nostra Rivista con piacere pubblica, apprezzato e completo, aumenta le nostre conoscenze, e conferma il livello scientifico raggiunto. Grazie Enrico per aver scelto nuovamente Oftalmologia Domani per comunicare le tue ricerche e studi che svolgi con alacre impegno nell’Università di Cagliari.

- Guido Giannecchini e il figlio Iacopo descrivono le complicazioni intervenute in un intervento di cataratta con faco e impianto di IOL per comparsa della sindrome IFIS. Gli autori descrivono dettagliatamente i gravi inconvenienti intercorsi, intraoperatori e post-operatori, in un paziente che assumeva da oltre 5 anni un alfabloccante per ipertrofia prostatica benigna. L’intervento chirurgico è stato particolarmente difficile con impegno dell’iride nel tunnel corneale, nelle paracentesi di servizio e nella bocca del faco. Durante l’intervento la capsula posteriore si è rotta con ritenzione di frammenti del nucleo in camera vitrea. Il periodo post operatorio è stato altrettanto impegnativo, non scevro da complicanze. Si è verificato distacco retinico con PVR e, in seguito, atrofia del polo posteriore e scompenso corneale. Queste gravi complicanze hanno spinto gli autori a una rivisitazione della letteratura per cercare di prevenire, oltre le migliori conoscenze, la comparsa di IFIS. Scoprire i segni che possono far prevedere la comparsa di uno sbandieramento del piano irideo programmando la strategia chirurgica più idonea per tempo, è stato lo scopo di quest’articolo. La prudenza non è mai troppa e le precauzioni sempre poche con IFIS. L’articolo è particolarmente avvincente come un thriller; i consigli che emergono sono molto utili specie se hanno come fonte chirurghi esperti come Guido Giannecchini con migliaia di cataratte effettuate. Grazie Guido per averci dato questa testimonianza sicuramente apprezzata ed utile ai chirurghi della cataratta.

- Amedeo Lucente apre il primo quadrimestre 2020 della Rivista con un articolo sulla relazione tra glaucoma e macula. Il glaucoma ha visto negli ultimi anni un progressivo impegno verso la diagnosi sempre più precoce. Il dato funzionale del Campo Visivo è supportato da tempo dai dati strutturali che gli OCT forniscono sul nervo ottico e sulla macula. L’aspetto vascolare OCTA sulla papilla ottica viene a completare l’imaging strutturale, con promettenti incipit, spesso dirimenti e di utile supporto. L’imaging vascolare che la IOP elevata può determinare in macula è argomento ancora poco studiato, poco conosciuto e utilizzato nella pratica clinica, con riferimenti scientifici non consolidati, anche se molto promettenti. Come al solito l’ampia bibliografia discussa accredita ulteriormente l’articolo. La scelta di affrontare un argomento foriero di appassionati dibattiti tra esperti di OCT/OCTA, apre agli utilizzatori di questi device nuove prospettive di studio. La discussione critica sulla fisiopatologia vascolare del glaucoma, ancora in via di conferme, e i robusti dati strutturali, ormai consolidati scientificamente, viene affrontata da Amedeo con spirito didattico per coinvolgere maggiormente alla discussione. I molti contributi e le personali considerazioni riportate nell’articolo confermano l’impegno nella ricerca necessario per una disamina così completa. Grazie Amedeo per il tuo impegno a favore della Rivista.

- Giuseppe Vadalà e Chiara Paci aprono con questa prima parte l’ampio scenario dell’epifora, di frequente riscontro nella pratica clinica ed altrettanto spesso affrontata con superficialità o quantomeno con arrendevolezza. L’obiettivo principale è identificare la causa dell’epifora prima di pensare ad appropriati trattamenti. Come sempre, “anamnesi è mezza diagnosi”, come più volte gli insegnamenti dei nostri Maestri suggerivano: ognuno di noi può testimoniare con affetto questo consiglio. Saper porre le giuste domande può spesso aiutare molto verso un corretto inquadramento clinico del problema. Sentire dal paziente: ho l’occhio bagnato (watery eye) oppure ho un occhio che lacrima (tearing eye) non è la stessa cosa, come gli autori suggeriscono. Un watery eye il più delle volte è espressione di un’iperlacrimazione, mentre un tearing eye è conseguenza di un problema alle vie lacrimali. Giuseppe Vadalà, Presidente della SICOP Società Italiana di Chirurgia Oftalmoplastica, si è dedicato da anni a questa patologia, con impegno, energia e studio. A questo primo articolo seguiranno altri che la Redazione ha richiesto per far luce, in modo più sistematico e didattico, sul paziente con epifora, verso il quale la non conoscenza è causa di colpevole disattenzione e/o sottovalutazione. Grazie Giuseppe per aver preferito Oftalmologia Domani nello scambio di queste preziose ed utili informazioni.

Buona lettura…

Antonio Rapisarda

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