Cosa leggerete in questa edizione

di A. Rapisarda

Anche in questo tempo di pandemia e di sofferto lockdown Oftalmologia Domani arriva alla vostra attenzione con un numero veramente ricco e interessante.

Non nego la fatica che sta dietro la costruzione di una Rivista che vuole continuare ad essere porta aperta sull’Oftalmologia, con uno sguardo sempre attento sulle patologie oculari più interessanti, ancor più in questo infelice periodo. Dopo l’intervista a Lucio Zeppa, punzecchiato dalle domande affettuose e al contempo insidiose di Amedeo, Maestro tra i più eccelsi eletto dalla SOI, il II° Quadrimestre si inoltra con articoli, Review e un compendio storico sulle pandemie che susciteranno proficui spunti di riflessione e, spero, tutto il vostro interesse.

L’importanza della prevenzione oculare in età pediatrica è sempre stato un tema dibattuto e ribadito negli anni. Emilia Gallo e Luca Rombetto ribadiscono la necessità di valutare l’entità e le cause dei deficit visivi e l’efficacia dei servizi esistenti in ciascun paese, garantendo sistemi di monitoraggio dei deficit visivi, la loro evoluzione nel tempo, l’efficacia dell’assistenza e riabilitazione oculare. La prima prevenzione parte dall’età neonatale e pediatrica. Il nostro sistema sanitario non prevede programmi di prevenzione visiva dell’infanzia adeguatamente stilati e redatti su base nazionale, nonostante l’Italia è tra le prime potenze industriali. L’attuale legislazione ha affidato ai pediatri di base il compito di eseguire un primo controllo visivo avvalendosi del test dell’acuità visiva e del test di Lang per la valutazione della stereopsi.
Gli autori si soffermano sulla funzione essenziale del pediatra di base per la loro capillare distribuzione nel territorio, ma altrettanto pongono l’accento sulla necessità di percorsi diagnostici, con consulti oculistici ed eventuali valutazioni ortottiche nell’ambito di protocolli prestabiliti, condivisi sul territorio nazionale. La loro appassionata difesa della funzione visiva nell’infanzia termina con un cocente ed eloquente interrogativo: ingenti risorse sono investite nella prevenzione e nella gestione delle patologie oculari degli anziani; cosa si aspetta a riservare la medesima attenzione per i bambini?

Nell’articolo “Complicanze della PRK e loro gestione” Leopoldo Spadea ci introduce nella chirurgia dei difetti rifrattivi. Dopo un’ampia e dettagliata disamina delle procedure chirurgiche, si sofferma essenzialmente sulla cheratectomia fotorifrattiva (PRK), prima procedura con laser ad eccimeri per il trattamento dei vizi di rifrazione efficace e sicura.
Il paziente rifrattivo, come si sa, è di palato fine!
L’insoddisfazione è dietro l’angolo. E i ritrattamenti sono vissuti come un errore chirurgico da parte del giovane paziente se non ben edotto e introdotto nella chirurgia che sta per affrontare.
Come sempre la storia clinica e gli esami strumentali, ogni giorno più sofisticati e completi, aiutano nella scelta più appropriata. Lo haze, vero spauracchio del chirurgo corneale, ancora imprevedibile per molti versi, più frequente agli albori degli eccimeri, può essere trattato, e con buoni risultati, con una cheratectomia fototerapeutica e/o l’uso della mitomicina C.
Se lo haze resta uno spauracchio non meno temuti sono i decentramenti e le aberrazioni post operatorie. La vita del chirurgo rifrattivo non è semplice come si dice: a fronte di presunti facili guadagni e di poche responsabilità rispetto a chirurgie oculari più impegnative e complesse, le difficoltà sono tante, cresciute con le attese sempre più esigenti del paziente, che richiede e pretende solo ottimi risultati.
Con una robusta bibliografia a seguito, Leopoldo ci offre così un panorama del paziente insoddisfatto proponendo la lezione sempre valida dei nostri Maestri: nella chirurgia meglio prevenire che reintervenire. A tal fine l’Autore riafferma la necessità di approfondire le indagini strumentali preoperatorie e le informative date al paziente, complete ed esaustive, che deve essere sempre studiato nel migliore dei modi. Leopoldo, la Redazione ti ringrazia.

Amedeo Lucente in questa secondo quadrimestre della nostra Rivista si è cimentato in un articolo sulle pandemie, mettendole in relazione al Covid-19. Devo dire che la disamina completa ed esaustiva delle infezioni pandemiche che ha illustrato, i riferimenti storici curati ed appropriati, e i dati bibliografici pertinenti e copiosi da cui ha tratto spunto, rendono la lettura estremamente interessante, sempre fluente, assolutamente convincente. La ricerca dei particolari accaduti nella storia sono descritti in modo dettagliato, così come ogni particolare del Covid-19, che purtroppo ancora subiamo. Dall’interesse per l’imaging alla disamina storica delle pandemie la strada è lunga e, ben si comprende, senza troppe connessioni. Evidente è la passione per la ricerca di Amedeo non limitata agli OCT. L’autore questa volta si spinge oltre, offrendoci un panorama storico non sempre noto sulle epidemie, oltremodo completo.
Il lockdown per il nostro Vicedirettore è evidentemente stato proficuo; gli ha permesso d’immergersi a fondo nell’argomento trattato. Il sapore culturale che ci resta al termine della lettura, che consiglio senza i tempi contingentati come avviene in camera operatoria, rimarrà a lungo nella nostra memoria. Si rivivono, immerse in altre epoche e contesti del tutto differenti, le vicende che dolorosamente il nostro paese e il mondo intero stanno ancora subendo, con una prospettiva nuova, corroborata dalla conoscenza storica del passato.
Queste consapevolezze e le esperienze maturate in campo medico, anche attraverso il rapporto personale con altri colleghi, dovrebbero essere il presupposto per dare senso compiuto al progresso medico, essere la chiave di lettura, efficaci e convincenti, per comprendere più a fondo i fenomeni epidemiologici e le reali possibilità di prevenzione verso future pandemie che, inevitabilmente, potranno ancora purtroppo affacciarsi nel corso della storia.

Romeo Altafini con lo stile e l’eloquio che lo contraddistinguono, ci fa affrontare un tema assolutamente non considerato nella routine clinica dei pazienti glaucomatosi: la qualità di vita. Il glaucoma è tema caro all’autore, tanto che per molti, non solo in Veneto, Romeo è un punto di riferimento, un’ancora di salvezza nei casi complicati, che non sono pochi.
Romeo indica tabelle, schemi, valutazioni, che sembrano avulse dal nostro lavoro. Abbassare il tono oculare è cosa buona e giusta nell’immediato e nel breve tempo. Ma la compliance del paziente alla terapia sappiamo essere fondamentale per ridurre i danni alle cellule ganglionari nel lungo tempo. La definizione data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1948 della Qualità di Vita QoL è stata modificata. Oggi è definita come “Completo benessere fisico, psicologico e sociale e non solamente assenza di malattia”.
Gli studi epidemiologici dimostrano che il 2% degli adulti di età superiore ai 40 anni soffre di glaucoma. Il peso sociale di quest’affezione rimane elevato, interessando 80 milioni di persone; il 10% presenta un grave ipovisus bilaterale. Capire l’impatto sulla QoL del glaucoma, una delle principali cause di menomazione visiva e cecità nel mondo occidentale, e poterla migliorare, è lo scopo che Romeo si è proposto. Leggendo attentamente il testo si trovano risposte e si scoprono aspetti che renderanno il nostro rapporto con il paziente glaucomatoso diverso, sicuramente migliore.
Grazie Romeo e alla prossima.

Antonino Pioppo con il dottor Gregorio Lo Giudice ci offrono una Review molto interessante di alcune emergenze oculistiche.
Il Pronto Soccorso è sempre stato nella pratica medica “un affare difficile”, una rogna, un thriller che pochi vivono volentieri. In Oftalmologia la questione si complica per il campo ristretto in cui si opera, e per le conseguenze facilmente invalidanti, sempre dietro l’angolo. Un modo efficace di fare esperienza per il giovane specializzando è andare dietro un collega più anziano, vivere tutto il turno di pronto soccorso, di solito otto ore, fianco a fianco ad un tutor.
Questa pratica, se protratta per alcuni anni, tre/quattro volte la mese, porta ad una buona esperienza nell’affrontare la variegata tipologia delle emergenze oftalmiche, specie in un’Ospedale di frontiera di una grande città. Ebbene, la lettura di questa Review aiuta molto ad avere un viatico utile per affrontare al meglio le tematiche d’urgenza più importanti: Endoftalmiti, Traumi bulbari penetranti con o senza ritenzione di corpo estraneo, Glaucoma acuto ad angolo chiuso, Distacco di retina.
Per ciascun tema Antonino ci dà le giuste dritte, pone l’accento sui pericoli diagnostici, evidenzia i segni semeiologici emergenti, propone le più opportune terapie. Ora che dirige l’UOC di Oculistica nell’Azienda di Rilievo Nazionale ad Alta Specializzazione A.R.N.A.S. Ospedali Civico Di Cristina Benfratelli a Palermo, i casi complicati si moltiplicano. L’esperienza, le capacità dell’autore e della sua equipe sono ormai così collaudate che ogni caso potrà essere trattato nel migliore dei modi possibili. Grazie anche a nome degli Specializzandi e giovani colleghi.

Nella seconda parte della semeiotica strumentale dell’epifora Giuseppe Vadalà e collaboratori ci illustrano dettagliatamente lo strumentario disponibile per aiutare la diagnosi e l’inquadramento clinico di questa fastidiosa condizione. Meibomografia, Meniscometria, Termografia, Topografia corneale e Tomografia a coerenza ottica (OCT) sono scandagliate con criterio rigoroso e scrupolo da “primo della classe”.
Il lettore resta attonito e positivamente impressionato di quanto oggi si può fare per questa patologia, cenerentola per molti anni nel panorama dell’Oftalmologia. I non addetti ai lavori come me si trovano, dopo questa lettura, in difficoltà. Pensi: “Se vedrò domani un’epifora che recidiva chiamo Giuseppe”. La semeiologia strumentale ha fatto passi da gigante in ogni campo dell’Oftalmologia: molti non pensano però che sono disponibili anche per chi “piange” nuove possibilità. Questo mio dire non vuole essere irriguardoso. Il fastidio che questi pazienti lamentano è vissuto con più afflizione di una minacciosa maculopatia.
Dobbiamo perciò ringraziare gli Autori per questa seconda puntata su quest’argomento. L’elevato livello da loro raggiunto è frutto di dedizione e studio verso questa patologia ormai da molti anni. Tutti saremo, caro Giuseppe, dopo la lettura del tuo articolo, un po’ più bravi su queste tematiche e, forse, riusciremo ad “asciugare” qualche lacrima di troppo a chi voglia di piangere non ne ha proprio.

Buona lettura!

Antonio Rapisarda

Scarica intero articolo