Andrea Lembo
Ospedale San Giuseppe – Multimedica
Università degli Studi di Milano

Battered Child: l’occhio rivelatore

Abstract: L’esame oculare può essere fondamentale per porre il sospetto di infortuni accidentali o intenzionali, diretti o indiretti. La “sindrome del bambino percosso” è una temibile diagnosi in cui nessuno specialista vorrebbe imbattersi: una serie di elementi clinici incongrui, infatti, può svelare l’esito di percosse esterne su un bambino che arriva alla nostra attenzione. In presenza di un trauma cranico - di qualunque natura - gli occhi dovrebbero sempre essere attentamente esaminati. Ci sono alcune caratteristiche delle lesioni a cui dobbiamo prestare attenzione (come ad esempio l’aspetto delle emorragie retiniche diffuse al polo posteriore), senza ovviamente focalizzarci su una singola diagnosi ma mantenendo sempre la visione di insieme, e confrontandoci con un team multidisciplinare, prima di dichiarare il nostro terribile sospetto. La clinica e il supporto di altri specialisti possono essere dirimenti. In questo breve articolo proveremo a capire la differenza tra “shaken baby syndrome” e “battered child”, affidandoci a quanto riportato in letteratura.

Keywords: shaken baby syndrome, battered child, emorragie retiniche, oftalmologia pediatrica.

Come il cuore rivelatore di un breve racconto di Edgar Allan Poe, il cui battito svela un delitto nel delirio allucinatorio del protagonista, così l’occhio è talvolta in grado di smascherare una violenza su un bimbo, uno dei più grandi delitti che si possano commettere.

L'occhio, infatti, può essere un bersaglio diretto o indiretto di un infortunio accidentale o provocato. I reperti oculari possono fornire preziose informazioni diagnostiche per il team multidisciplinare che deve analizzare il dubbio di una violenza sui più piccoli, in particolare quando i segni di abuso esterni sono limitati. In presenza di un trauma cranico - di qualunque natura - gli occhi dovrebbero sempre essere attentamente esaminati.

La consulenza oculistica è sempre necessaria in presenza di segni di trauma peri-orbitario, o nel sospetto di bimbo percosso (per es. con emorragia intracranica visibile agli esami radiologici). La valutazione oculistica deve essere sempre sistematica: oltre alla parte anteriore, bisogna eseguire – in dilatazione – un’attenta valutazione retinica. Le caratteristiche delle emorragie retiniche, qualora presenti, sono infatti indicative, e c’è una discreta letteratura in merito.

Il termine “battered child” racchiude l’insieme di lesioni subite da un bambino a seguito di maltrattamenti o percosse ripetute. Se le lesioni di un bambino lasciano intuire un trauma intenzionale o sembrano essere più gravi di quanto si possa ragionevolmente prevedere, si deve sospettare sempre, con le dovute accortezze, la sindrome del bambino maltrattato.

Il termine “shaken baby” indica invece una delle forme più gravi di maltrattamento fisico del neonato e del lattante, rappresentando la prima causa di morte per violenza. La maggior parte di questi casi si verifica nel primo anno di vita, con una maggior frequenza nei primi sei mesi. Questa forma di maltrattamento consiste nel violento scuotimento del bambino con possibile trauma cerebrale e conseguenti complicanze neurologiche. Ciò accade quando il lattante, tenuto per il tronco, viene vigorosamente scosso (a seguito per esempio di un pianto inconsolabile o di uno stato depressivo post partum); in questo caso il capo subisce rapidi movimenti di rotazioni e, per le sue grandi dimensioni e una muscolatura del collo ancora inadeguata, il contenuto della cavità del cranio o encefalo va incontro a rapida accelerazione e decelerazione con trauma contusivo contro la scatola cranica, lesione dei nervi e rottura dei vasi sanguigni con emorragie.

Si tratta di un tema delicato, a cui approcciarsi in maniera sistematica. Il coinvolgimento emotivo o la suggestione di una diagnosi, talora improbabile, può portare ogni professionista ad errori di valutazione che non possono accadere, soprattutto nel dubbio di un trauma intenzionale.

Facciamo un passo indietro, e proviamo a descrivere semplicemente ciò che semplice non è affatto.

Frequentemente, per comprenderne e spiegare i principi di funzionamento e gli eventuali danni subiti, l'occhio umano viene assimilato ad una macchina fotografica, dove la pupilla rappresenta il diaframma, che regola la quantità di luce che entra all'interno dell'occhio stesso, l’obiettivo è composto da due lenti positive, la cornea e il cristallino, che permettono di vedere sempre a fuoco gli oggetti dalla distanza infinita fino a pochi centimetri ed infine la retina, che assolve le funzioni della pellicola sulla quale vengono impresse le immagini.

È facile comprendere come un danno accidentale o volontario a qualunque livello di queste delicate strutture possa dare un problema permanente alla vista, ma possa anche essere la prima evidenza di un abuso non immediatamente compreso.

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