Cosa leggerete in questa edizione
Il percorso editoriale di una Rivista di divulgazione scientifica non è sempre scontato come sembrerebbe.
Oftalmologiadomani.it da anni ha una veste on line e questo presenta senza dubbio notevoli vantaggi.
La distribuzione è assolutamente capillare, omogenea nel territorio, temporalmente immediata a tutte le latitudini, i contenuti sono facilmente consultabili in qualsiasi momento e in ogni luogo, non c’è bisogno di portare con sé nulla di cartaceo facilmente dimenticabile ma, soprattutto, il più grande vantaggio di una edizione on line è essere scevra da orpelli pubblicitari, dalle ingerenze degli sponsor che, in un modo o nell’altro, possono influenzare la linea editoriale.
La scelta di andare on line fu adottata con largo anticipo da Costantino Bianchi, che tutti noi con affetto ricordiamo, fondatore con Antonello Rapisarda di questa Rivista, Maestro indiscusso e riconosciuto nel campo della divulgazione scientifica oftalmologica in Italia.
I suoi insegnamenti, sempre vivi nei miei personali ricordi, sono tutelati come una scrittura sacra da Antonello che quei principi ha condiviso e, con forza, continua con decisione a portare avanti. La linea editoriale di questa Rivista non si discosta dagli originali principi, sempre ispirati alla tutela della libertà scientifica, alla ricerca dell’eccellenza dei contenuti da pubblicare, al coinvolgimento di personalità leader nella nostra disciplina, nel proporre e discutere le novità più salienti ed interessanti.
Fin dall’inizio, ormai sono 25 anni, le idee ispiratrici che hanno spinto i fondatori ad iniziare questa avventura editoriale sono state con rigore seguite, restano tuttora il fondamento del nostro agire, del nostro progetto editoriale, rimangono, con rinnovato ed indomito spirito, il patrimonio che la Redazione custodisce con orgoglio.
Questi sono pertanto i cardini da rispettare, le linee da seguire, la strada da percorrere all’unisono da Antonello.
- Vincenzo Orfeo ci invia un breve report della sua attività umanitaria nel terzo mondo.
L’esperienza formativa che queste esperienze ti permettono sono di straordinaria crescita per un medico specialista e, in particolar modo, per un oftalmologo.
Vincenzo è un esempio per tutti noi, un pioniere in questo campo. Aiutare le persone malate ed in difficoltà non è solo una missione, è una predisposizione dell’animo, una forma mentis, ma un’impostazione di vita, un’esigenza intima e irreprimibile che ti spinge verso il bene e il bello dell’esistenza.
Nei Paesi del Terzo Mondo ci si può andare anche da soli. L’amico Orfeo suggerisce, per esperienza, che per essere davvero utili è preferibile affidarsi ad un’organizzazione internazionale. Per questo motivo nel 2004 ha fondato una Onlus, organizzazione non lucrativa di utilità sociale, con il sostegno di colleghi ed amici volenterosi, denominandola A.I.R.O., Associazione Italiana Rinnovamento in Oculistica.
Il racconto accorato e vibrante delle missioni ci apre l’orizzonte a tante considerazioni, a ripensare ai valori della vita, alle priorità che dovremmo tutti rispettare e ristabilire nel frastuono quotidiano della nostra frenetica attività professionale, piena di falsi valori che, al primo turbinio, crollano e mostrano tutta la loro fatuità ed inutilità.
Grazie Vincenzo per queste belle pagine di altruismo e di solidarietà umana che hai offerto a tutti noi.
Le interviste
Le interviste nazionali ed internazionali sono tutte di rilevante elevatura per le personalità intervenute. La Rivista accoglie e pubblica con grande orgoglio le loro esclusive interviste.
Hanno dato la loro disponibilità ad intervenire in questo numero:
- Giovanni Caprara, Presidente UGIS, Unione Giornalisti Italiani Scientifici;
- Marco Mura, Professore Ordinario e Preside nel Dipartimento di Oftalmologia Arcispedale Sant'Anna, Azienda Ospedaliero - Universitaria
di Ferrara;
- Marcelo Knobel, Direttore Esecutivo della UNESCO-TWAS The World Academy of Sciences;
- Lyndon da Cruz, MBBS, MA (Oxon), FRCOphth. (Lond.), PhD, FRANZCO (Aust.), Consultant Ophthalmic Surgeon and Head of Department, Vitreo-retinal Surgery - Moorfields Eye Hospital NHS foundation Trust, Professor of Stem Cell and Retinal Transplantation Surgery University College, London.
Gli articoli
- Alessio Montericcio, Claudio Panico e Pietro Paolo Saba propongono, con la maestria di veri leader sull’argomento, un articolo sull’impianto secondario di IOL con tecnica di Yamane. La dislocazione della lente non è tanto infrequente come comunemente si pensa.
La letteratura indica una percentuale tra 0.2% e 1.8%. Tante sono le condizioni pre-operatorie che possono predisporre ad avere IOL sub lussate e opacizzate, tra tutte la rottura della capsula posteriore, maggiore complicanza della chirurgia della cataratta.
L’assenza completa o parziale del sacco capsulare e l’impraticabilità dell’utilizzo anatomico del solco come luogo di impianto impone la scelta di fissare con o senza sutura la IOL. La scelta della fissazione iridea e sclerale senza sutura sono le tecniche più utilizzate. L’impianto a fissazione sclerale senza sutura può essere effettuato, a sua volta, con la IOL Carlevale creata con lo scopo di essere fissata alla sclera, oppure con una IOL 3 pezzi ancorata alla sclera, mediante la tecnica inventata nel 2014 dal Dr. Shin Yamane.
Alessio Montericcio, figlio d’arte, con gli altri autori illustra quest’ultima tecnica di impianto secondario ritenendola valida e sicura.
Ci informa che il buon risultato anatomico e funzionale di questa tecnica necessita di standardizzazione oltre che di una buona conoscenza dei materiali e degli strumenti utilizzati.
Naturalmente, quando un giovane professionista anche se preparato e motivato si deve confrontare con un genitore di eccellenti doti chirurgiche proprio sullo stesso campo, o mostra chiaramente qualità di pari eccellenza, o presto rimane in secondo piano.
Mi dispiace per l’amico Alberto ma la competizione, tutta in famiglia, gli darà modo di confrontarsi e, a volte, di cedere il passo, naturalmente ripagato largamente da paterno orgoglio e da una ineguagliabile soddisfazione.
Grazie per il contributo.
- Carlo Cagini, Francesco Della Lena, Tommaso Bonifazi, De Rosa Maria Grazia e Niccolò Boni ci propongono un articolo sull’analisi della fluttuazione diurna di IOP in pazienti con glaucoma dopo microshunt Preserflo. Le fluttuazioni della IOP sono sempre un argomento ostico, poco affrontato e per nulla affatto lineare.
L’utilizzo del microshunt Preserflo, come altri device, in pazienti con glaucoma primario ad angolo aperto dovrebbe ottenere come target anche di limitare gli spike ipertensivi, tanto dannosi per gli assoni retinici superstiti nei pazienti glaucomatosi di lunga data. Non solo la IOP ma anche le fluttuazioni pressorie nel post-operatorio dovrebbero risultare smussate rispetto a quelle registrate prima della chirurgia.
L’amico Carlo Cagini, che con solerte e mirabile maestria dirige la Clinica Oculistica dell’Università di Perugia evidenzia, con i suoi esperti collaboratori nei pazienti presenti nello studio, una riduzione della IOP differenziale dei valori di massima e minima, sia in termini assoluti che in percentuale dopo 30 giorni e 90 giorni. Dopo una dotta descrizione dei passaggi chirurgici utilizzati, Carlo conclude che l’impianto del Preserflo risulta una scelta valida, riducendo efficacemente sia la IOP media che le sue fluttuazioni diurne rispetto alle condizioni pressorie preoperatorie.
Grazie agli autori ed in special modo a Carlo per aver portato alla ribalta con forza l’importanza della variazione del tono oculare durante la giornata anche dopo chirurgia. Non dimentico le nottate trascorse in Clinica Oculistica al Policlinico di Roma per effettuare, in pazienti selezionati, collaboranti e particolarmente a rischio, misurazioni del tono oculare anche nelle ore notturne: non credo fossero inutili, anche se ormai desuete, misconosciute alle giovani generazioni.
- Vincenzo Parisi, Lucilla Barbano, Carmen Dell’Aquila e la giovane Lucia Ziccardi hanno aderito alla richiesta per inviarci un contributo didattico sull’elettrofisiologia da proporre ai nostri lettori.
L’elettrofisiologia retinica, da molti considerata una branca di nicchia, permette lo studio funzionale oggettivo della retina in tutte le sue componenti cellulari.
L’evoluzione delle tecniche elettrofunzionali ha consentito di migliorare l’attendibilità e la riproducibilità del segnale elettroretinografico, con l’introduzione di macchinari agevoli e commercialmente disponibili.
Vincenzo Parisi è senza dubbio tra i maggiori leader europei su questo campo. La brillante sua carriera è stata principalmente dedicata a questa branca; oggi ricopre il prestigioso ruolo di Direttore del Centro Clinico e di Ricerca di Neuroftalmologia, Malattie Genetiche e Rare, nonché Responsabile Linea di Ricerca Neurofisiologia della Visione e Neuroftalmologia IRCCS-Fondazione Bietti di Roma. La stimolazione retinica attraverso l’elettroretinogramma (ERG) da flash full-field scotopico e fotopico registra le risposte provenienti dall’intera retina. Trova applicazione nella diagnostica sulle distrofie retiniche ereditarie.
Le singole cellule possono essere indagate in modo praticamente selettivo: i Potenziali Oscillatori registrano l’attività bioelettrica delle cellule amacrine, principalmente coinvolte nelle vasculopatie retiniche; la risposta delle cellule ganglionari è registrata dall’ERG da pattern; l’ERG multifocale è utile per capire selettivamente l’attività dei fotorecettori e delle cellule bipolari; il PhNR multifocale Photopic Negative Response dell’ERG da flash è indicato per indagare l’attività bioelettrica della retina interna.
L’analisi stratificata della neuro-retina, esterna, intermedia e interna è quindi con l’elettrofisiologia oggi possibile, e si dimostra oltremodo utile, spesso indispensabile.
Se ancora fosse necessario, l’amico Vincenzo Parisi con il quale ho avuto lunghi trascorsi universitari comuni, sdogana definitivamente questa branca dell’Oftalmologia, offrendoci le più esaurienti spiegazioni perché l’elettrofisiologia sia considerata definitivamente un’indagine indispensabile nelle diagnosi elettive e differenziali per molte malattie neuro-retiniche.
Grazie Vincenzo per questo prezioso contributo; un plauso a tutti i tuoi colleghi che hanno collaborato alla stesura dell’articolo anche a nome del Direttore Antonello Rapisarda, entusiasta di questo articolo.
- Luigi Varano e Viola Tagliavini dell’UOC di Oculistica - Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma fanno il punto sul corretto utilizzo degli OCT nel glaucoma. La tomografia ottica a radiazione coerente svolge dagli anni Novanta un ruolo ormai importante nella diagnostica strutturale e il glaucoma non è alieno da beneficiarne. Consente di studiare in maniera precisa e riproducibile tutte e tre le sedi potenziali del danno glaucomatoso: la testa del nervo ottico, le fibre nervose parapapillari e le cellule ganglionari retiniche. La misura degli spessori assonali e il loro confronto con un database normativo, aiuta ad individuare potenzialmente la malattia glaucomatosa sin dalle sue fasi iniziali, e permette di seguire il paziente in tutto il suo percorso clinico.
Luigi Varano, muovendo dalla Clinica Oculistica di Catanzaro, è in forza da anni alla Clinica Oculistica dell’Università di Parma.
Per lungo tempo ha condiviso con il compianto Stefano Gandolfi, che con decisione lo ha voluto a suo fianco, alla propulsione scientifica dell’attività clinica e chirurgica parmense. La sua passione per l’imaging anche in questo articolo si evince palesemente. Con Viola Tagliavini Luigi ci riferisce che la specificità dell’esame SDOCT nell’individuare occhi sani è del 91%, con una sensibilità dell’87%, per quanto quest’ultima vari a seconda della severità della malattia. Si stima che lo spessore pRNFL medio abbia una sensibilità dell’85% negli stadi iniziali, mentre in fase avanzata aumenta al 93%. Fare il punto sull’utilizzo degli OCT nella malattia glaucomatosa è più che opportuno. Nato per la retina la tomografia trova ormai utili applicazioni nel campo del glaucoma sempre molto problematico nella diagnosi e, ancor di più nel follow-up.
Grazie a Luigi Varano e a Viola Tagliavini, punto di riferimento sicuro non sono per il territorio emiliano, per la diagnosi e la cura medico-chirurgica di questa silenziosa e temibile patologia multifattoriale.
- Alessandro Franchini, suo figlio Iacopo con Damiano Pugi ci parlano della correzione dell’astigmatismo irregolare tramite IOL toriche. Vizio di rifrazione invalidante per la qualità della visione e della vita di molti pazienti, l’astigmatismo è presente con valori di 1.5 D tra il 18% e il 23% dei pazienti affetti da cataratta, con una percentuale tra 8% e il 10 % per un valore di 2.25 D e nel 2% per un valore di 3 D e oltre. Le aspettative dei pazienti con cataratta sono enormemente aumentate. Sempre più frequentemente i nostri pazienti ci chiedono di vedere dopo l’intervento senza lenti correttive. Alessandro, chirurgo di lunga data e con un’ampia e variegata casistica alle spalle, è stato un pioniere nell’impianto di lenti intraoculari toriche.
Sistema efficace, sicuro e prevedibile per la correzione dell’astigmatismo regolare, l’impianto di IOL toriche, disponibili anche per astigmatismi elevati, necessita, come sempre, di una efficace curva di apprendimento per ottenere risultati prevedibili e gratificanti per il paziente.
L’articolo spiega con dettaglio i limiti dell’utilizzo delle IOL toriche, mettendo in evidenza le differenze tra gli astigmatismi regolari e quelli irregolari, più problematici da gestire. Dopo una particolareggiata trattazione sulle cause dell’irregolarità della curvatura corneale, dove la potenza rifrattiva e quindi la curvatura corneale sono differenti in parti diverse dello stesso meridiano tale da renderli non omogenei e non perpendicolari, gli autori si soffermano sulle difficoltà allorché le irregolarità sono presenti nella zona ottica della cornea.
L’amico Alessandro Franchini, fiorentino doc non solo per l’inconfondibile cadenza fonetica, ha un carattere decisamente empatico, spontaneamente amicale, un eloquio diretto e oltremodo “sanguigno”. Con i suoi collaboratori conclude che non esistono regole assolute sull’utilizzo delle IOL toriche in questi pazienti.
Se da una parte i risultati ottenuti ci inducono a considerarla una valida opzione Alessandro, con grande esperienza, ci avverte che impiantare una IOL torica è nel contempo un’arte e una scienza inesatta.
Conclude che in questo “campo minato” della chirurgia rifrattiva è sempre necessario un buon mix di abilità chirurgica ed esperienza, non senza una buona dose di necessaria creatività. Tutte qualità che ad Alessandro non mancano e, di primo acchito, ho più di qualche certezza che tali doti siano presenti, con caratteristiche tipiche della freschezza giovanile, anche nel figlio Jacopo che ho incontrato e, con piacevoli percezioni, conosciuto.
Grazie anche a nome della Redazione per questo interessante e singolare focus.
- Per quanto mi riguarda il lavoro proposto ha lo scopo di evidenziare un caso di foro retinico maculare abortivo con la relativa storia clinica. La rarità della patologia e le particolarità degli esami tomografici correlati hanno destato una certa curiosità ed ipotesi fisiopatologiche, utili specialmente ai giovani colleghi. La storia clinica per la modalità d’insorgenza, i particolari disagi avvertiti dal paziente e il decorso della patologia, almeno per il periodo descritto, hanno tutti un certo carattere di originalità e rarità. Anche l’imaging offerta dagli esami strumentali evidenzia aspetti di non comune reperimento nella pratica clinica.
L’esperienza sul campo insegna che non solo ogni intervento chirurgico deve essere considerato un unicum ed affrontato con avvedutezza e competenza, ma anche ogni paziente che si sottopone ad una comune visita oculistica deve essere considerato con attenzione; nessuno è uguale all’altro. La routine spesso può portare a sottovalutare e non affrontare compiutamente il problema per il quale il nostro paziente si è recato a visita, il motivo per il quale cerca aiuto e soddisfacenti risposte.