a cura di Antonio Rapisarda
Oculista Libero Professionista

Editoriale

Il testo della legge di bilancio per il 2025 conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato negli ultimi mesi. L’aumento dell’indennità di specificità medica sarà di 17 euro netti per i medici e di 7 euro per gli infermieri per il 2025, dovrebbe salire a 115 euro per i medici e circa 80 euro per gli infermieri dal 2026. Percentuali inferiori per le altre professioni sanitarie. Le cifre annunciate sono però vincolate alla discussione di un contratto che sarà intrapresa non prima di due anni e quindi applicabile in data indefinita.

Difficile pensare ad un miglioramento delle condizioni di lavoro di tutte le professioni sanitarie e difficile immaginare che il SSN possa essere più attrattivo per le nuove generazioni di professionisti. Vero è che si è aumentato il numero di borse di specializzazione meno richieste, ma sarà sufficiente questo a convincere i giovani medici ad iniziare un percorso formativo che li porterà a lavorare in condizioni decisamente difficili?

Nuove norme anche per l’abbattimento delle liste di attesa che, con la possibilità di trasferire le prestazioni al privato convenzionato, distoglie di fatto una quota di risorse dal SSN, contemporaneamente penalizzato dall’assenza dell’annunciato piano straordinario di assunzioni e dello sblocco del tetto di spesa per il personale. Un aspetto positivo potrebbe giungere dalla norma sulle prestazioni fuori regione che obbligherebbe le regioni a stipulare accordi bilaterali, ma anche per questo dobbiamo aspettare il 2025 poiché il ministero stabilirà i format da utilizzare per tali accordi.

Risiede in questa disorganica assenza di ossigeno per il SSN la decisione dei sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, che confermando la manifestazione del 20 novembre, proclamano lo sciopero nazionale di 24 ore nella stessa giornata di medici, dirigenti sanitari, infermieri e professioni sanitarie ex legge 43/2006.

Cosa commentare su un quadro così desolante? Probabilmente ciascuno di noi ha già un'opinione personale che scaturisce dalle lunghe ore trascorse tra ambulatori e sale operatorie delle nostre strutture e direzioni generali e sanitarie, il pensiero va quindi ai nostri pazienti che si devono destreggiare tra liste di attesa, intramoenia, extra moenia, prestazioni trasferite ad altre strutture ecc. I più abbienti ricorreranno al privato ma gli altri? Forse dovremmo iniziare a chiedercelo… e magari andare a rileggere la Costituzione.

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