Viola Tagliavini, Luigi Varano
UOC di Oculistica - Azienda Ospedaliero-Universitaria Di Parma

Perché effettuare un OCT nel glaucoma

ABSTRACT

L'OCT è ormai diventato un valido alleato dell'oculista nella diagnosi di molte patologie oculari, prevalentemente di quelle a carico della retina ed in particolare della regione maculare, ma non solo. Per quanto riguarda la diagnosi ed il follow-up del glaucoma, l'OCT sta assumendo sempre di più un importante ruolo di supporto nel documentare la presenza di alterazioni o di cambiamenti a livello delle cellule ganglionari retiniche e delle fibre nervose retiniche. Oltre a protocolli di analisi già consolidati e in uso da molti anni (analisi della testa del nervo ottico, ONH, dello spessore delle fibre nervose, RNFL, e dello spessore del complesso ganglionare maculare, GCC), si stanno affacciando nella clinica del glaucoma nuovi protocolli di scansione, capaci di sfruttare ancor di più le potenzialità delle scansioni OCT, come le analisi widefield e l'angio-OCT. In questo articolo cercheremo di fare il "punto della situazione" sull'utilità dell'OCT come supporto del medico oftalmologo nella gestione del paziente glaucomatoso.

Keywords: Glaucoma, OCT, Angio-OCT, RNFL, ONH, GCC, widefield, ROTA RNFL.

La tecnologia OCT svolge un ruolo importante nella diagnostica strutturale del glaucoma poiché consente di studiare in maniera precisa e riproducibile tutte e tre le sedi potenziali del danno glaucomatoso, ossia la testa del nervo ottico, le fibre nervose parapapillari e le cellule ganglionari retiniche; ne misura gli spessori e li confronta con un database normativo, così da individuare potenzialmente la malattia sin dalle sue fasi iniziali e seguire il paziente in tutto il suo percorso.

Si dovrebbero ottenere informazioni morfologiche con l'OCT in presenza di fattori di rischio per glaucoma, ad esempio in caso di familiarità o di ipertensione oculare, ma in particolare negli stadi precoci della malattia, ossia in caso di glaucoma sospetto e glaucoma pre-perimetrico.

Infatti, il suo valore come tecnica di imaging sta primariamente nell’evidenziare le prime alterazioni strutturali della malattia, come deficit della neurorima papillare o dello spessore RNFL parapapillare, che in queste fasi non si sono ancora manifestate sotto forma di difetto funzionale in perimetria. Inoltre, grazie ad un regolare follow-up dei pazienti, l'OCT ci può consentire di identificare fini cambiamenti morfologici a carico del tessuto nervoso retinico, fondamentali per riconoscere precocemente la conversione in malattia o una sua progressione.

La specificità dell’esame SDOCT nell’individuare occhi sani è del 91%, con una sensibilità dell’87%, per quanto quest’ultima vari a seconda della severità della malattia; si stima che lo spessore pRNFL medio abbia una sensibilità dell’85% negli stadi iniziali, mentre in fase avanzata aumenta al 93%. L’OCT da solo, tuttavia, non permette una diagnosi di malattia, ma individua quegli occhi che richiederanno una maggiore attenzione, ad esempio sotto forma di controlli più ravvicinati nel tempo, oppure di ulteriori approfondimenti diagnostici, sia strumentali che clinici.

Nelle forme di glaucoma avanzato, invece, l'utilità dell'esame OCT risulta piuttosto limitata e di solo supporto alla clinica e alla perimetria.

In questi stadi, infatti, possiamo osservare un franco aspetto patologico della papilla ottica o chiari danni al campo visivo, mentre in OCT assistiamo al cosiddetto “effetto pavimento”: a causa della severa perdita di tessuto nervoso retinico, lo strumento non sarà più in grado di rilevare nemmeno piccole variazioni nello spessore degli strati analizzati, se questo si riduce al di sotto di un certo valore (che per lo strato RNFL parapapillare è di 45,5- 51 μm).

Cosa cercare

L’OCT permette di ottenere immagini topografiche ad alta risoluzione dello strato delle fibre nervose peripapillari (RNFL), della testa del nervo ottico (ONH) e del complesso di cellule ganglionari maculari (GCC), di quantificare le caratteristiche di queste strutture e di segnalare l’esatta localizzazione nonché l’entità di un assottigliamento focale o diffuso all’interno degli strati analizzati, segnalandoli in rosso come patologici oppure in giallo come borderline.

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