Amedeo Lucente
Oculista Libero Professionista

Cosa leggerete in questa edizione

Con le consuete e sempre originali interviste si apre anche per il 2023 questo numero di Oftalmologia Domani. Gli intervistati sono professionisti noti in campo nazionale e internazionale.
Giovanni Scorcia, detto Vanni, da poco ha lasciato la direzione dell’Istituto Malattie dell’Apparato Visivo, Università degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro. A lui sono legato da particolare affetto e riconoscenza per aver elevato l’Oftalmologia calabrese a dignità nazionale specialmente nello sviluppo della SOC, Società Oftalmologica Calabrese, di cui è il Presidente.
Ramesh Kekunnaya è un oftalmologo pediatra tra i più conosciuti in India, insignito di alte e prestigiose onorificenze in patria e all’estero. Il suo interesse scientifico è rivolto verso la ricerca delle malattie genetiche, eseguendo migliaia di interventi chirurgici con altissimi livelli e lusinghieri risultati in più campi delle patologie oftalmologiche in campo pediatrico.
Le risposte delle due interviste saranno per il lettore di sicuro interesse.
Al termine della Rivista, con l'intento di creare un archivio utile al lettore, troverete l'elenco di tutti gli articoli, focus ed interviste pubblicate dal 2010.

Liviana Fontanel e collaboratori, sotto la sapiente guida di Simone Donati riporta il caso di un paziente di soli 3 mesi con una sospetta ostruzione congenita del dotto nasolacrimale destro.
La comparsa di una massa bluastra, rilevata, inferiormente al canto nasale, ha richiesto necessarie indagini strumentali. Dopo un’ecografia dei tessuti molli con ecocolordoppler e una RMN encefalo e studio delle orbite si è arrivati alla diagnosi di emangioma infantile profondo periorbitario extraconale. Tale neoplasia benigna, comune in età pediatrica, e caratterizzata da un’anomala proliferazione clonale di cellule endoteliali vascolari, va incontro di solito a regressione spontanea attorno ai 5 anni di età. Non è stato così per questa paziente dove si è deciso di predisporre un trattamento con soluzione orale a base di propanololo cloridrato, allo scopo di ridurne le dimensioni e il rischio di complicanze.
La sapiente condotta diagnostica e terapeutica ha portato ad un trattamento precoce, non senza il conforto multidisciplinare, fondamentale per una corretta gestione di questi piccoli pazienti, allontanando il rischio di ambliopia, sempre in agguato.
Grazie Simone per questo contributo che avvalora il tuo brillante percorso accademico e a tutta la tua la equipe.

Marco Leozappa e Giuseppe Durante dell’Ospedale Perrino di Brindisi, descrivono una tecnica chirurgica modificata per il trattamento del foro maculare lamellare. Il loro approccio chirurgico prevede prima la rimozione della membrana epiretinica risparmiando la parte perifoveale inserita all'interno della deiscenza maculare. Subito dopo un lembo di membrana limitante interna viene scollato temporalmente alla fovea e capovolto sopra di essa. Lo scambio fluido-aria per stabilizzare i flaps all'interno del foro maculare conclude la procedura chirurgica.
I risultati riportati mostrano che la procedura utilizzata risulta efficace e sicura per il trattamento dei fori lamellari in macula. Il peeling parziale e limitato della limitante consente di ottenere una copertura nell'area foveale, favorisce la proliferazione delle cellule di Müller, ed evita che una rimozione più estesa della limitante possa indurre una successiva formazione di un foro maculare a tutto spessore.
Un grazie agli autori per il loro prezioso contributo.
Un grazie a Giuseppe Durante e ai suoi intraprendenti collaboratori per il loro prezioso contributo nel campo sempre ostico della chirurgia del foro maculare.

Barbara Parolini e collaboratori ci inoltrano nell’affascinante mondo dell’imaging widefield e ultra widefield. Lo studio evidenzia i vantaggi della tecnologia ad ampio campo rispetto alla visione tradizionale, di solito a 45 gradi. In particolare viene descritta l’utilità della tomografia, dell'angiografia con tomografia a coerenza ottica oltre che la validità della retinografia widefield e ultra widefield nella gestione di diverse malattie vitreoretiniche portando a supporto un’ampia ed esaustiva casistica.
Il loro studio osservazionale retrospettivo riguardava infatti 1472 occhi sottoposti a scansioni della retina a partire dal luglio 2020, esami oftalmologici di routine insieme a retinografia del fondo oculare a colori e angiotomografia.
L’autrice che ha sposato la nuova tecnologia SS-OCT riferisce che i risultati sono affidabili per la diagnosi di lesioni periferiche, nei casi pediatrici e nella miopia elevata, influenzando significativamente la gestione nel 10% dei casi e il follow-up postoperatorio.
L’autrice, che ha condiviso tra le prime questa metodologia, conclude che l’imaging WF e UWF può sicuramente aiutare la gestione delle malattie vitreoretiniche, e diventa sempre più uno strumento indispensabile per incrementare qualità e velocità di gestione dei pazienti.
Grazie Barbara per questo preziosissimo contributo clinico che fa da contraltare alla vasta e riconosciuta tua valenza e capacità nella chirurgia vitreoretinica, senza trascurare che i più validi risultati si raggiungono sempre insieme al lavoro di aiuti di tutto rispetto.

L’equipe Sarnicola ci parla della DALK cheratoplastica lamellare anteriore profonda, gold standard per le patologie dello stoma corneale con endotelio sano. Enormi sono i vantaggi, in termini di rigetto e sopravvivenza, della DALK rispetto alla PK cheratoplastica perforante. Lo sviluppo di raffinate tecniche chirurgiche e le capacità sempre più elette di chirurghi esperti fanno oggi della DALK un’opzione chirurgica idonea non solo nelle ectasie corneali. Anche nei casi con precedenti rotture della descemet o di infezioni corneali attive non rispondenti a terapia medica si propone come un’opportunità ottimale. Il fallimento di una perforante per infiammazioni corneali più o meno attive, neovascolarizzazione o innesti molto ampi, è sempre dietro l’angolo; è l’incubo di ogni chirurgo corneale.
Quando i figli percorrono strade che possono portare, in un futuro più o meno breve, a raggiungere traguardi di elezione, è sempre un grande orgoglio per il genitore! Ed in Italia non è il solo caso di competizione familiare in oftalmologia.
Enzo Sarnicola è da tutti riconosciuto tra i leader in queste procedure. Un ringraziamento particolare per la sua versatilità chirurgia e le capacità organizzative dimostrate nei tanti Congressi S.I.C.C.S.O. di cui è il Presidente.

Francesca Simonelli ci introduce nel campo affascinante e poco conosciuto delle malattie genetiche retiniche rare. Le mutazioni a carico del gene RPE65 rappresentano fino al 16% dei casi di Amaurosi Congenita di Leber e fino al 2% di Retinite Pigmentosa.
In questo articolo l’autrice e collaboratori riportano la loro esperienza sulla terapia genica sotto retinica con Voretigene Neparvovec in pazienti con distrofia retinica RPE65 correlata, soffermandosi sui cambiamenti anatomici e funzionali indotti dal trattamento. Alla luce dei risultati ottenuti dallo studio di fase III, il 21 Ottobre 2017 il farmaco Voretigene è stato approvato negli USA dalla FDA Food and Drug Administration per il trattamento dei pazienti con diagnosi di distrofia retinica ereditaria dovuta a mutazioni del gene RPE65 e commercializzato con il nome di Luxturna™.
Nel Settembre 2018, l’EMA Agenzia Europea per i Medicinali ha dato la concessione per l’immissione in commercio di Luxturna™ negli Stati dell’Unione Europea. Nel Novembre del 2019, la Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, è stata il primo centro in Italia ad essere certificato per la somministrazione di Luxturna™.
Lo studio retrospettivo include sei pazienti pediatrici sottoposti ad esame oftalmologico completo, controllo dell’acuità visiva corretta e alla tomografia a coerenza ottica al baseline e ad ogni follow-up. Sono stati analizzati gli spessori retinici con particolare riguardo allo strato nucleare esterno. L’autrice riporta che l’acuità visiva è migliorata significativamente ad 1 e 6 mesi (P<0.001); inoltre lo spessore della retina centrale e dello strato nucleare esterno hanno mostrato un progressivo incremento a 6 mesi. Tali miglioramenti suggeriscono che il beneficio funzionale post trattamento in pazienti con distrofia retinica RPE65 correlata possa essere associato al parziale ripristino della morfologia foveale.
Grazie Francesca e ai tuoi collaboratori per questo prezioso ed elevato contributo. I lettori sicuramente gradiranno e leggeranno con grande curiosità questi interessanti risultati scaturiti da anni di lavoro e studio sapientemente dedicato, con una non comune passione e abnegazione.

Per quanto riguarda il mio articolo si collega agli altri sulle cellule gangliari retiniche pubblicati su questa Rivista. Si è cercato di mettere in evidenza le apparenti incongruenze che si possono rilevare tomograficamente tra gli spessori spesso conservati degli assoni delle cellule gangliari retiniche in area peripapillare, quelli della Rim Area sul disco ottico, rispetto alle cellule gangliari in macula. Tali incongruenze sono variamente rilevabili in corso di maculopatie secche, umide dopo anti VEGF e in presenza di fori maculari, lamellari o a tutto spessore. La relazione tra questi dati, poco descritta in letteratura, pone quesiti interpretativi fisiopatologici di sicuro interesse che allo stato attuale delle nostre conoscenze non sono chiari, e che necessitano di ulteriori approfondimenti. Queste correlazioni assumono ulteriore interesse nei pazienti anziani glaucomatosi. Spesso, in età avanzata, possono coesistere glaucoma e alcune malattie neurologiche, riunite da qualche tempo nell’acronimo NES Neurodegenerative Elderly Syndrome, sindrome neurodegenerativa dell’anziano, nelle quali si possono riscontrare comuni danni alle cellule gangliari retiniche.

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