a cura di Antonio Rapisarda
Oculista Libero Professionista

Editoriale

La grande fuga

Quest’anno saranno circa 5.000 i medici che si dimetteranno dalle strutture pubbliche, 2.700 si erano allontanati nel 2021 e 4000 nel 2022.

La composizione specialistica dell’esodo è variegata: dai medici di famiglia, a tutti coloro che afferiscono soprattutto all’area dell’emergenza, anestesisti e rianimatori in testa.
Le cause sono sicuramente molteplici, complesse, e certo troppo numerose per essere globalmente affrontate in un breve editoriale. Ma forse questa è la sede adatta per dare uno sguardo dall’interno del nostro mondo.

Sicuramente le scelte operate dalla politica in termini di programmazione e organizzazione non sono state ben ponderate, le regioni non sempre e non tutte hanno saputo recepire ed attuare in modo corretto quanto legiferato a livello nazionale, l’Università ha forse mancato in alcune realtà lo scopo formativo e programmatico che le competono, ma i fattori causa di questo fenomeno, mi chiedo, sono proprio tutti da addebitare alle istituzioni ed al “sistema”?
O forse dovremmo approfondire il problema da un punto di vista culturale e sociologico?
Mi chiedo ancora se sia mai stato facile svolgere la professione medica.
È stato sempre impegnativo lavorare nel servizio sanitario nazionale. Noi medici più anziani siamo passati attraverso tante riforme e ogni volta è stata una sfida rimodulare l’organizzazione secondo le nuove norme.

Oggi più che mai i direttori di struttura hanno maggiore autonomia e potere decisionale nell’organizzazione della loro unità operativa. Perché mai gettano la spugna e migrano nel privato?
Candidamente ammettono che acquistano così più spazi per la loro vita e maggiori guadagni.
Allora proviamo a rivoltare il problema: se fosse sbagliata la motivazione? Quali sono le aspettative del medico che intraprende la carriera nel pubblico impiego? Sicuramente se un medico di 45/50 anni dopo aver acquisito competenze nel pubblico migra verso il privato crea un vuoto ed un provvisorio spaesamento nella struttura che lascia, soprattutto se ne è il direttore.

È quindi una scelta che meriterebbe una approfondita riflessione anche in merito alle ricadute che tale scelta può avere sugli altri. Quanti di noi hanno avuto momenti difficili nella loro carriera, conflitti con amministrazioni, con colleghi, ma mai si è pensato di abbandonare la struttura pubblica. Quella struttura per cui abbiamo indossato quel camice che con orgoglio, fra luci ed ombre ci siamo tenuti stretto fino all’ultimo.

Qualcosa è cambiato nella classe medica, forse bisognerebbe indagare sulle motivazioni che spingono i giovani a scegliere la nostra professione, probabilmente non sono abbastanza preparati alle difficoltà, alla fatica ed a volte anche alla delusione.

È un mestiere bellissimo, ma è una sfida che ricomincia giorno dopo giorno, non sai mai cosa dovrai affrontare domani. I guadagni? Legittimo certamente ambirvi, ma fare il Medico è altro. Molto altro.

Buona lettura!

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