Giorgio Romani1, Stefano Tricarico1, Anna Maria Martini2
11Casa di Cura Nuova Santa Teresa, Viterbo
2Studio Oculistico, Parma

Facoemulsificazione della cataratta matura bianca

Abstract
Scopo: Scopo del presente lavoro è quello di riassumere e valutare le tecniche di facoemulsificazione descritte in letteratura nella chirurgia della cataratta bianca matura.
Metodi: Gli Autori conducono una revisione sistematica della letteratura pubblicata prima del settembre 2021 sulla facoemulsificazione della cataratta bianca matura.
Risultati: La facoemulsificazione della cataratta bianca matura mediante tecnica di Phaco Chop è la tecnica di elezione in questo tipo di interventi. Le difficoltà maggiori per il chirurgo si presentano nella esecuzione della capsuloressi.
Conclusione: Una volta eseguita una corretta Capsuloressi, la facoemulsificazione della cataratta bianca risulta sicura ed efficace, mostrando risultati paragonabili a quelli della facoemulsificazione nelle cataratte standard.

Keywords: White cataract, white mature cataract, lens hardness, phacoemulsification white cataract, anterior OCT white cataract, capsulorhexy white cataract, Argentinian flag sign.

Introduzione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) la cataratta è insieme agli errori refrattivi non corretti, la principale causa curabile di cecità e disabilità visiva nel mondo. L’intervento chirurgico standard per la cataratta è la facoemulsificazione + impianto di lente intraoculare. Esistono anche altre tecniche come l’estrazione extracapsulare della cataratta e la Manual Small Incision Cataract Surgery (MSICS). L’attuale tecnica di MSICS più utilizzata è basata sul metodo che Ruit e altri hanno descritto nel 1999, anche se Blumenthal ha descritto una tecnica di Manual ECCE che è servita come base più tardi allo sviluppo della MSICS.

La cataratta si definisce matura quando tutte le fibre corticali divengono opache e il nucleo diviene così opaco che il riflesso rosso del fondo oculare è assente. Questo tipo di cataratta è particolarmente frequente in Africa e in India.

Anche se il nucleo in questo tipo di cataratta non può essere direttamente visualizzato, il colore del nucleo è di solito trasmesso attraverso la corticale bianca. Questa brunescenza trasmessa può essere indice di una certa sclerosi nucleare e quindi di durezza.

È dimostrato che esiste una correlazione tra l’entità della sclerosi nucleare e durezza del cristallino nelle cataratte non mature. Anche l’età del paziente è fortemente correlata alla durezza del cristallino. L’entità della progressione di una cataratta riflette la patologia sottostante. Nei casi in cui c’è una lunga storia di calo visivo causato dalla cataratta è probabile che la cataratta matura sia la naturale progressione di una sclerosi nucleare senile e che sia pertanto dura. Viceversa, quando la cataratta matura evolve in un breve periodo di tempo è meno probabile che vi sia una significativa sclerosi nucleare e il cristallino sarà probabilmente soffice.

Il cristallino continua a crescere (0,023 mm / anno) con l’età, mutando la propria forma, cambiando spessore e peso. La quantità totale delle fibre che si accumulano alla periferia aumenta con il tempo senza una concomitante perdita di qualsiasi fibra già formata.

Mentre si formano concentricamente nuovi strati di fibre corticali, il nucleo del cristallino è sottoposto a compressione e indurimento (sclerosi nucleare).

La frazione proteica insoluble in acqua aumenta con l’età anche se il cristallino rimane relativamente trasparente. La conversione delle proteine solubili in acqua in insolubili appare essere un naturale processo nella maturazione ma può avvenire in eccesso nei cristallini catarattosi. Nelle cataratte dove c’è un imbrunimento significativo del nucleo, l’aumento della quantità delle proteine insolubili in acqua è correlato con l’entità della opacizzazione.

Nelle cataratte marcatamente marroni, circa il 90% delle proteine nucleari potrebbe essere nella frazione insolubile. Avvengono inoltre dei cambiamenti ossidativi che includono la formazione di ponti proteine-proteine e proteine-glutatione. Mentre le fibre cellulari maturano aumenta la quantità di colesterolo nella membrana cellulare. È probabile che la presenza di alte concentrazioni di colesterolo e sfingomielina possa causare che la membrana cellulare diventi rigida. In casi veramente avanzati di cataratta nucleare il nucleo diviene opaco e marrone e la cataratta viene chiamata brunescente o marrone.

Quando l’intera corticale diviene bianca e opaca, la cataratta viene definita matura. Il cristallino assorbe acqua gonfiandosi e diventando intumescente. Il materiale degenerativo può uscire dalla capsula lasciando delle pliche nella capsula e in questo stadio viene chiamata cataratta ipermatura. Quando ulteriore liquefazione della corteccia determina un libero movimento del nucleo nel sacco capsulare si usa il termine di cataratta morgagnana. Dei globuli di materiale eosinofilo (globuli morgagnani) si osservano negli spazi tra le fibre.

La chirurgia della cataratta bianca matura presenta delle difficoltà particolari per il chirurgo. La capsula è più fragile, il leakage del materiale corticale liquefatto e l’assenza del riflesso rosso oscurano la visualizzazione, e il flap della capsuloressi tende ad estendersi alla periferia a causa della elevata pressione endocapsulare. La capsula anteriore può presentare fenomeni degenerativi con deposizione di calcio e lo sviluppo di placche focali possono interferire con l’esecuzione della capsuloressi. Nuclei di varia durezza possono essere nascosti da una corticale totalmente opaca. I nuclei di elevata durezza possono richiedere un lungo tempo di facoemulsificazione e alti poteri di ultrasuoni. Una placca o una residua capsula posteriore si possono trovare nonostante una chirurgia di successo.

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