LE INTERVISTE DI OFTALMOLOGIA DOMANI

a cura di



Amedeo Lucente
Oculista Libero Professionista

Dott. Riccardo Sciacca
Oculista Libero Professionista, già Direttore di UOC di Oculistica del P.O. di Acireale, ASP Catania

D: Condividere la propria storia professionale, di studente universitario e oftalmologo, è il miglior modo per iniziare un proficuo colloquio con i nostri lettori, per familiarizzare, per conoscersi. La vocazione personale gioca sempre un ruolo decisivo nelle scelte professionali? È ancora la molla propulsiva determinante per fare il medico e l’oftalmologo?

R: La mia storia professionale è segnata da importanti sacrifici, da me fatti, per raggiungere il mio obiettivo diventare Chirurgo. Dopo la maturità scientifica, mi sono iscritto a Medicina (allora non vi erano limitazioni), ma contestualmente, non volendo pesare sull’economia famigliare, ho deciso di iniziare a lavorare. Era il 1976 e l’occasione si presentò presso un laboratorio d’analisi, attività che mi introduceva in campo medico e molto gradita. Lavoravo parecchio e molto studiavo, tagliando così quasi tutte le attività ludiche dei giovani della mia età, ma con un paio d’anni fuori corso, riuscì a laurearmi con 110 e lode.
Riuscendo a coordinare il lavoro, lo studio e la frequenza in Clinica Oculistica a Catania, riuscì ad entrare subito in specializzazione, dove, ormai lasciato il lavoro, frequentavo malgrado assolvessi contemporaneamente gli obblighi di leva. La scelta per l’Oftalmologia fu determinata da un evento: mio padre ebbe un distacco di retina.
Brillantemente operato, ciò lasciò un segno in me che mi portò alla scelta di questa specializzazione. Quel segno mi impone, ancora oggi, di trattare qualsiasi paziente come fosse un mio parente stretto.

D: Come ogni viaggio quello professionale presenta impreviste accelerazioni e inaspettati rallentamenti, momenti cruciali e decisivi, punti di svolta. Conoscerli assolve la naturale curiosità dei lettori, ma aiuta anche le nuove generazioni con utili indicazioni, auspicabili incipit. Vuole raccontarci qualche particolare della sua brillante carriera?

R: Nella mia carriera professionale ritengo di essere stato fortunato, ma sono fermamente convinto che la fortuna aiuta chi si impegna moltissimo.
Avere avuto il Prof. A. Reibaldi come maestro di specialità ha stimolato in me una specifica curiosità per le patologie retiniche, e successivamente l’incontro a Siracusa con Antonello Rapisarda, da cui ho appreso moltissimo per la mia professione, sono i punti cardinali della mia carriera. A Siracusa sono cresciuto professionalmente in modo incredibile, occupandomi di tutto ciò che potevo, dagli immaturi, all’oftalmoplastica, cataratte, retina, attività scientifica e tutto ciò che era interessante, senza nessun limite di orario o stanchezza.
Ho avuto molta disponibilità dai miei colleghi nel lavorare a 360° e molta comprensione dalla mia famiglia, ma la svolta determinante fu quando riuscì a vincere il Primariato della UOC di Oculistica di Patti dell’ASL di Messina nel 2001.
Lì, con la collaborazione di giovani colleghi, siamo riusciti a costruire un reparto con una produttività eccezionale, innovando e snellendo i preoperatori, migliorando le performance in sala operatoria, migliorando i percorsi terapeutici dei pazienti, etc.
Ho iniziato ad organizzare i primi congressi ed ho aumentato i rapporti e la collaborazione con altri colleghi a livello nazionale. Questo è stato il mio grande trampolino di lancio, insieme all’amicizia sincera che a tutt’oggi mi lega ad Antonello Rapisarda.

D: Molto si spende per organizzare Congressi, riunioni scientifiche, incontri e dibattiti. È stato Presidente della S.O.Si, Società Oftalmologica Siciliana, e ricopre la carica di Consigliere in molte Società scientifiche, tra l’altro è vicepresidente della I.S.H.O Società Internazionale di High-tech in Oftalmologia. Come concilia tanti impegni con la sua vita privata? Le Società scientifiche monotematiche e territoriali, così numerose nel mondo oftalmologico, come sono utili alla crescita e allo scambio professionale? Sarebbe necessario un interscambio più assiduo, maggiori collegamenti?

R: Ci siamo accorti in questi anni di Lookdown, quanto la mancanza dei congressi scientifici e di occasioni di incontro in genere siano state penalizzanti per tutti noi.
Ma è anche vero che nella nostra branca oculistica, in epoca pre-Covid, vi è stata una proliferazione di congressi nazionali e locali forse eccessiva, provocando una dispersione di energie e risorse notevole.
Certamente non ci sono novità tecnologiche così frequenti da giustificare questo numero così elevato di incontri. Viceversa il continuo contatto tra noi ha cementato amicizie importanti.
L’ideale, come sempre, sarebbe una via intermedia, equilibrata, che permetta un giusto impiego di risorse e di scambi di informazioni. Inoltre, con i social che oggi imperano, ciascuno può avere contatti continui con chiunque in qualsiasi parte del mondo, quindi secondo me si potrebbero tenere alcuni eventi importanti a livello nazionale, piccoli incontri a livello locale, ciò darebbe un giusto equilibrio, un giusto impiego di risorse e di energie.
Nei miei incarichi societari impiego, per appunto, tutti i collegamenti informatici possibili, questo favorisce lo scambio di idee e la possibilità di ridurre gli spostamenti solo per le decisioni fondamentali.

D: “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo”. Questa frase di Henry Ford, fondatore della Ford Motor Company, primo ad applicare la catena di montaggio alla produzione delle automobili, è valida in ogni associazionismo. Quali sono i consigli che vuole dare ai tanti giovani che intraprendono la carriera ospedaliera, ai nuovi primari per avere il successo che, inevitabilmente, scaturisce dal lavoro corale di tutti?

R: Ai giovani desidero suggerire che l'Ospedale non è una cosa propria, dove si può fare ciò che si vuole. La carriera ospedaliera è fatta di sacrifici, disponibilità ed altruismo, il fine ultimo è il Bene del paziente sia fisico che psichico. Chiunque lavori in una struttura pubblica ha l’obbligo dell’obbiettivo del benessere del paziente, tutto il resto viene conseguenzialmente.
Anche fare oggi il Direttore di UOC è molto più complicato di quando iniziai io negli anni novanta, oggi al Direttore si richiedono doti manageriali, capire il carattere e le aspettative di ciascun collaboratore, trovare il giusto equilibrio e motivare tutti al raggiungimento dello stesso fine. Vi assicuro che questo non è assolutamente facile, richiede intuito, pazienza, visione e disponibilità a valorizzare tutti i propri collaboratori. Bisogna lasciare da parte ogni personalismo e fare squadra, anche perché le Amministrazioni hanno alzato il livello degli obiettivi da raggiungere, e questi obiettivi possono essere raggiunti solo se tutti remano nella stessa direzione.

D: Il termine “questione meridionale” è stato utilizzato la prima volta nel 1873 dal deputato radicale lombardo Antonio Billia. Indica, nella storiografia italiana, la percezione diffusa di persistente arretratezza nello sviluppo socio-economico rispetto alle regioni settentrionali. Operare come Oftalmologo nel Meridione è più difficile che altrove? Si trovano maggiori ostacoli allo sviluppo professionale? L’Oftalmologia del Sud ha veramente spiccato il volo? Quali ostacoli sono ancora esistenti? Quali le prospettive future?

R: Ad oggi credo che l’oftalmologia delle regioni meridionali non ha nulla da invidiare ad altre regioni, l’unica difficoltà rimane le convinzioni di molti pazienti che andare “fuori” sia meglio. Nulla di più sbagliato, la mia esperienza mi ha insegnato che le amministrazioni pubbliche supportano chi ha voglia e capacità, fornendo tutte le strumentazioni necessarie a garantire una ottima qualità e quantità delle prestazioni, quindi la visione miopica di molti pazienti, convinti che “al nord” sia meglio, non ha motivo di essere. Forse l’unico limite è che non tutte le strutture sono al top, alcune sono ancora da migliorare, questo però, e l’ho constatato di persona, è un problema che investe tutto il territorio nazionale.

D: I Maestri sono stati per ognuno di noi punti di riferimento, volano per un imprinting decisivo nella professione. Quali sono stati i suoi? Hanno inciso nelle decisioni, influenzato le sue inclinazioni? Cosa avrebbe voluto fare e non ha fatto, di cui ancor oggi si rammarica?

R: 4 sono i nomi che ritengo determinanti per la mia formazione professionale. In ordine temporale il Prof. A. Reibaldi durante la specializzazione mi ha trasmesso il grande interesse per la chirurgia Vitreo-Retinica, must della mia attività professionale. Successivamente l’incontro che ha determinato la mia fortuna è stato con Antonello Rapisarda, che è stato per me un Maestro, un Fratello maggiore, una guida certa e sicura. A Lui devo moltissimo ed anche se, quando sono andato via da Siracusa ed ho proseguito con le mie gambe, devo ad Antonello il massimo della riconoscenza e vero affetto per ciò che mi ha insegnato professionalmente, moralmente e formativo della mia personalità.
Gli altri due nomi che considero importanti per la mia formazione sono il Prof. Vito De Molfetta ed Alessandro Schirru. A loro ho rubato tutto il possibile del loro modo di operare, di affrontare le patologie Vitreo-retiniche, ho studiato il loro modo di operare, la postura, la determinazione di affrontare interventi lunghi e faticosi. Hanno inciso molto nella mia formazione e capacità chirurgica.

D: Per dare un ampio ventaglio di autorevoli opinioni su un tema largamente sentito, non ultimo per importanza, le pongo la stessa domanda con cui ho deciso di terminare le mie interviste per Oftalmologia Domani. Il metodo di selezione scelto per l’ingresso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia è quello giusto? E per entrare alle Scuole di Specializzazione? Si selezionano veramente i giovani migliori? Si rispettano le loro personali inclinazioni? Lei com’è messo con i quiz? Entrerebbe oggi in Medicina e Chirurgia? E alla Scuola di Specializzazione in Oftalmologia?

R: Credo che non esista un sistema perfetto di selezione dei candidati per qualsiasi concorso.
Il tentativo del legislatore è sempre quello di imparzialità e correttezza, ma ritengo sia molto difficile capire ed accettare alcune domande che i candidati si sono trovati ad affrontare su cultura generale o attualità. Oggi non sono sicuro che io stesso possa superare questi Test, che poi non danno certezza di sede universitaria o di quale specializzazione conquistare.
La mia personale convinzione è che solo un abile Docente universitario possa valutare le capacità professionali e personali di un discente e guidarlo sino a formazione completa.
Purtroppo anche questa è teoria poiché sappiamo che il genere umano non è perfetto, ma nulla in questo mondo lo è, quindi idealmente, così come sono stato preparato io, ritengo che un sano rapporto docente-discente dia i migliori risultati.

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