Cosa leggerete in questa edizione

di A. Rapisarda

Con l’edizione del terzo Quadrimestre, Oftalmologia Domani termina l’anno editoriale 2020.
Nessuno poteva immaginare i tempi che stiamo vivendo, l’esperienza di una pandemia così terribile ed inarrestabile, senza apparenti immediati ed efficaci rimedi.

Il Covid-19 ha sconvolto la vita di tutti, stravolto le nostre abitudini di vita, deviato inevitabilmente il corso della storia. Distanziati non solo fisicamente ma anche culturalmente per il rinvio di tanti Congressi e riunioni scientifiche, la pandemia non ha permesso nessun incontro, lo scambio di opinioni, un’affettuosa stretta di mano.
La Rete ha rimediato solo in parte a tanti disagi, permettendo contatti culturali virtuali, con immagini, aggiornamenti e tanti interessanti Webinar.

Oftalmologia Domani anche quest’anno ha fatto la sua parte. Con le tre edizioni quadrimestrali, ricche di articoli, focus ed efficaci rivisitazioni, tanti prestigiosi colleghi hanno portato la loro esperienza, il loro contributo, offrendoci originali ricerche, approfondite considerazioni. Con disinteressata vicinanza e spontaneo affetto tutti hanno risposto positivamente al nostro invito. Anche questa volta la nostra Rivista si è prodigata a favore dell’aggiornamento scientifico con un panorama di elevato livello e, nello stesso tempo, utilmente fruibile da tutti. In questa terza edizione, dopo la lettura dell’elegante intervista di Amedeo Lucente alla dottoressa Simonetta Morselli che dà inizio, come al solito, ad ogni nuovo numero di Oftalmologia Domani, leggerete temi trattati con singolare acume, comprovata didattica, particolare cura espositiva.

- Amedeo Lucente, oftalmologo inizialmente reclutato al mondo editoriale dal compianto e grande anfitrione della divulgazione scientifica italiana Costantino Bianchi, e subito da lui messo in Redazione, nel suo consueto articolo di fondo tratta dei biomarkers in medicina ed oftalmologia. L’articolo prende spunto dall’importanza clinica crescente degli indicatori biologici, e passa in rassegna brevemente la letteratura più significativa sull’argomento. In particolar modo evidenzia il valore dello spessore retinico come biomarker in relazione all’acuità visiva. Una disamina degli studi in letteratura è passata al vaglio, focalizzando l’attenzione su come l’imaging OCT/OCTA possa fornire risposte valide per un’efficace valutazione funzionale del dato strettamente strutturale. È opinione non solo dell’autore, che individuare possibili markers rilevabili con OCT/OCTA, predittivi per l’acuità visiva, specie nel follow-up delle più importanti e diffuse maculopatie, sia un parametro utile, efficace in fase diagnostica e nelle decisioni terapeutiche. Anche il timing chirurgico intraoperatorio ne troverebbe importanti vantaggi, indispensabili assist. Passare da un’interpretazione statica ad una lettura dinamica e funzionale dell’imaging sembra oggi possibile, a portata di mano. Amedeo ci rivela i percorsi di questo nuovo cammino ancora agli albori, fornendoci una chiave di lettura alternativa del dato angio-tomografico, evidenziando possibili relazioni tra imaging retinico strutturale e risvolti funzionali in corso di aumentato spessore maculare.

- Emilio Pedrotti con la Scuola del Professor Giorgio Marchini dell’Università di Verona ci propone un’interessante articolo sul deficit di cellule staminali corneali limbari. Questa grave patologia della superficie oculare è caratterizzata da insufficienza delle cellule staminali dell’epitelio corneale al limbus e necessita di accurata diagnosi e specifica indicazione chirurgica. La tecnica operatoria, dettagliatamente descritta, viene passata al vaglio per determinarne la validità nei casi difficili. La SLET, Simple limbal epithelial transplantation, sia clinicamente che con microscopia confocale in vivo, è stata utilizzata nei 10 pazienti arruolati, seguiti fino al 12° mese di follow-up. Le cellule dendritiche corneali, marker di attività flogistica corneale, quantificate per testare il grado d’infiammazione, sono state rilevate per guidare la terapia steroidea nel post-operatorio. La microscopia confocale utilizzata nel loro studio è risultata fondamentale, strumento indispensabile in tutte le fasi della patologia, dalla diagnosi al management della SLET. Con una disamina sempre puntuale e rigorosa Emilio ci propone, in ogni fase dello studio, uno spaccato completo ed esaustivo su questa temibile patologia corneale, ritenuta spesso non trattabile, senza alternative. Figlio d’arte, Emilio ha scelto la strada universitaria, mantenendo tuttavia integro l’energico piglio chirurgico dell’illustre padre Massimo Pedrotti già primario di Vicenza, confermandosi oftalmologo di grande esperienza, di estrema maestria chirurgica.

- Roberto dell’Omo con la Scuola del Professore Ciro Costagliola dell’Università Università degli Studi del Molise, ci propone uno studio su 72 pazienti (72 occhi) affetti da foro maculare lamellare. I 72 occhi studiati presentavano una membrana epiretinica standard e/o una proliferazione epiretinica all’esame OCT, con un’area di aumentata fluorescenza all’indagine blue fundus autofluorescence B-FAF. Partendo dagli studi di John Donald MacIntyre Gass (1928-2005), oftalmologo di fama mondiale, nato in Canada, che ha svolto la sua professione al Bascom Palmer Eye Institute, Università di Miami in Florida US, gli autori studiano la relazione tra B-FAF e OCT in presenza di occhi con foro lamellare. La fine indagine semeiologica mette a confronto le due possibilità d’imaging, con un crescendo di dati e con obbiettività apprezzabili. Valutare la relazione tra le misurazioni delle aree retiniche con aumentata autofluorescenza corrispondenti al foro, e le misurazioni con OCT, è stato l’obbiettivo dello studio proposto. Emerge una forte correlazione tra i diametri dei fori lamellari con B-FAF e misurazione ottenuta con OCT a livello dello strato plessiforme esterno OPL. Gli autori concludono che la perdita o il dislocamento di tessuto retinico potrebbe essere responsabile dell’incremento di segnale B-FAF osservato nel foro lamellare associato a membrana epiretinica standard e/o a proliferazione gliale più spessa. Come Emilio Pedrotti, Roberto è figlio d’arte. Anche lui ha scelto rispetto al padre, l’amico Ermanno dell’Omo Maestro SOI d’Oftalmologia e già primario di Larino, la strada universitaria. Un grazie di cuore anche a Ciro Costagliola che guida con prestigio la Scuola Universitaria del Molise per la bella lezione di semeiotica strumentale. Una fine diagnostica e una migliore comprensione fisiopatologica degli eventi retinici sono possibili conoscendo a fondo i nuovi device e scegliendo e sfruttando intelligentemente le loro molteplici performance. Non sempre è facile saper utilizzare le performance dei device e interpretare giustamente i dati rilevati. Il giovane Roberto dell’Omo credo sia riuscito nell’intendo e ritengo che, nello studio proposto, queste prerogative siano state applicate con rigorosa maestria.

- Giuseppe Vadalà completa con questa terza parte il viaggio nel mondo dell’epifora. La semeiotica strumentale, che si avvale della tecnica endoscopica, è parte integrante e spesso risolutiva nella diagnostica del paziente affetto da lacrimazione. Il sistema lacrimale posto tra il lago congiuntivale e le fosse nasali è stato indagato da Giuseppe compiutamente, in ogni suo aspetto. In questa terza puntata le tecniche endoscopiche, trans-canalicolari ed endonasali, sempre con estrema maestria, sono passate al setaccio. L’endoscopia fornisce utili elementi per eseguire una diagnosi differenziale, per pianificare un adeguato trattamento in presenza di stenosi. La tecnica ha il vantaggio di essere ripetibile, ben sopportata dal paziente con l’ausilio di anestesia locale, instillazione di lidocaina, per l’esplorazione del primo tratto o, con minima anestesia loco-regionale, per l’intero sistema di deflusso. Con l’osservazione delle strutture canalicolari tramite monitor, la semeiotica delle vie lacrimali così si eleva di tono, equiparandosi a pieno titolo a indagine ecografica maggiore, come l’endoscopia delle vie digerenti. Concludendo il suo articolo, che sicuramente incontrerà come gli altri il favore dei nostri lettori, l’autore non trascura le cause nasali dell’epifora, spesso sottovalutate. Ringrazio Giuseppe e i suoi collaboratori, sempre all’avanguardia in questa patologia, riferimento d’eccellenza in questo settore, per il “trittico d’autore” proposto alla nostra Rivista, di vero valore, di sicuro riscontro.

- Cosimo Mazzotta scrive, con disinvoltura e maestria, sul trattamento del cheratocono. Il Crosslinking, o Reticolazione Foto-Dinamica del Collagene Corneale, ha rivoluzionato la gestione conservativa dei disturbi ectasici corneali progressivi primari e secondari. Come fa rilevare Cosimo, prima dell'avvento della procedura CXL, non esisteva alcun trattamento conservativo per l'ectasia corneale. Il 20 % dei pazienti con Kcono, infatti, progrediva verso una cheratoplastica lamellare o perforante. Fino ad oggi non erano disponibili metodi standardizzati per il trattamento delle cornee sottili. Il "nomogramma M", descritto e inventato dall’Autore, offre finalmente il vantaggio di un metodo uniforme per cornee ectasiche di spessore minimo tra 250 μm e 400 μm, garantendo una penetrazione del trattamento sufficiente ed efficace foto-ossidativa, con una gestione standardizzata nella maggior parte delle cornee. Sempre più di frequente si incontrano infatti cornee molto sottili sotto i 400 μm. Oltre che nel 5-10% degli occhi affetti da KC, si trovano assottigliamenti pericolosi in ectasie iatrogene Post LASIK, SMILE, PRK, in alcune degenerazioni marginali pellucide e in cornee con shift ipermetropici. Tenendo conto che molti pazienti in stadio avanzato giungono alla cheratoplastica con almeno 5 anni di ritardo, e che una diagnosi precoce ne ridurrebbe sicuramente il numero, il Crosslinking (CXL) convenzionale con Riboflavina UV-A e rimozione dell'epitelio Epi-OFF, ha già ridotto i trapianti di cornea dal 30% al 50%. La nuova procedura di reticolazione foto-dinamica accelerata del collagene stromale o ad alta radianza ACXL, guidato dalla pachimetria, che Mazzotta propone, largamente confermato e approvato in ambito internazionale, risolve la tempistica del CXL convenzionale, supera il limite dello spessore minimo di 400 μm, mantenendo un buon profilo di sicurezza e garantisce un’ottima efficacia. Cosimo, con i suoi innovativi ed originali studi, si conferma leader in questa patologia, con un profilo e un “piglio scientifico” internazionale di primissimo piano. Il dottor Mazzotta ha ricevuto nel 2019 a Parigi, al Congresso ESCRS, il prestigioso riconoscimento "Keratoconus Award Joseph Colin". Grazie Cosimo per aver offerto a tanti pazienti la possibilità di questa nuova ed efficace terapia e, ai nostri lettori, quest’utile aggiornamento.

Buona lettura!

Antonio Rapisarda

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