Effetti collaterali
A oggi sono stati trattati con farmaci biologici migliaia di pazienti nei quali è stata dimostrata sicurezza di impiego, almeno nel breve e medio termine.
L’effetto indesiderato più frequente dei farmaci biologici che agiscono sull’infiammazione è la comparsa di infezioni dovuta alla riduzione delle risposte immunitarie indotta dai farmaci biologici.
Nella maggior parte dei casi si tratta comunque di infezioni non gravi, sebbene esista anche il rischio di infezioni severe, tra cui la riattivazione della tubercolosi in pazienti con infezione latente.
Sono riportate anche reazioni quali arrossamento, prurito e gonfiore nella sede di iniezione del farmaco o crisi vasomotorie durante l’infusione endovenosa.
In alcuni casi è stata osservata la comparsa di autoanticorpi che, solo in una minoranza di pazienti, si è associata a manifestazioni tipiche di una malattia autoimmune.
Per quanto concerne i farmaci utilizzati nei tumori, gli effetti collaterali sono legati all’azione sui differenti recettori.
In particolare si evidenziano effetti di tipo cutaneo per i farmaci che agiscono sui recettori dell’Epidermal Growth Factor e di tipo cardiovascolare per gli inibitori del Vascular Endothelial Growth Factor.
Infine sono possibili anche effetti indesiderati di tipo metabolico difficili da spiegare in base al meccanismo d’azione dei farmaci in questione.

HUMIRA
Nel caso specifico del nostro paziente il farmaco biologico utilizzato è Humira, contenente il principio attivo “adalimumab”. È una soluzione iniettabile contenente 40 mg di adalimumab disponibile in flaconcino, in siringa pre-riempita o in penna pre-riempita.
Il principio attivo di Humira, adalimumab, è un anticorpo monoclonale, progettato per legarsi a un messaggero chimico presente nell’organismo, il fattore di necrosi tumorale (TNF), responsabile dell’infiammazione.
Humira è un farmaco antinfiammatorio indicato attualmente “on label” per il trattamento dei seguenti gruppi di pazienti:
• adulti affetti da artrite reumatoide attiva, da moderata a grave, che non hanno risposto adeguatamente ad altre terapie, e adulti affetti da artrite reumatoide grave e progressiva non trattata in precedenza con metotressato. Humira è somministrato in combinazione con metotressato, o da solo se il paziente non può assumere metotressato;
• adolescenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni, affetti da artrite idiopatica giovanile poliarticolare che non hanno risposto in modo adeguato ad altri trattamenti. Humira è somministrato in combinazione con metotressato, o da solo se il paziente non può assumere metotressato;
• adulti affetti da artrite psoriasica attiva e progressiva che non hanno risposto adeguatamente ad altre terapie;
• adulti affetti da spondilite anchilosante grave e attiva in cui la risposta ad altri trattamenti non è risultata adeguata;
• adulti affetti da malattia di Crohn grave e attiva che non hanno risposto adeguatamente ad altre terapie;
• adulti affetti da psoriasi che non hanno risposto adeguatamente ad altre terapie.

La dose raccomandata di Humira è di 40 mg somministrata attraverso un’iniezione praticata ogni due settimane per via sottocutanea; tuttavia per la malattia di Crohn e la psoriasi, si somministra una dose iniziale di 80 mg, seguiti da 40 mg ogni due settimane. I pazienti che necessitano una risposta più rapida alla malattia di Crohn possono iniziare il trattamento con due dosi più elevate (160 mg seguiti da 80 mg), sebbene ciò possa accrescere il rischio di effetti indesiderati.
Nel corso del trattamento con Humira, ai pazienti possono essere somministrati corticosteroidi e altri antinifiammatori.
I più frequenti effetti collaterali sono infezioni dell’apparato respiratorio, leucopenia, cefalea, dolore addominale, nausea, vomito, eruzione cutanea, dolori muscoloscheletrici e reazioni nel sito di iniezione.
Da uno studio retrospettivo del 2014 su 12 pazienti affetti da malattia di Bechet pubblicato su Clinical and Experimental Rheumatology 2014, è emerso che l’adalimumab rappresenta un’opzione molto sicura ed efficace per il trattamento dei pazienti che presentano uveite grave e resistente associata alla malattia di Behçet, in quanto si è rivelato in grado di fornire un controllo adeguato e duraturo dell’infiammazione oculare.